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App. - D. A. D'Avena: Capo II

Bernalda > 500enario fondazione città (1977) > Atti del seminario di studi:


Atti del seminario di studi

Da Camarda a Bernalda:
una memoria accusatoria settecentesca


Appendice
Domenico Antonio D'Avena:
memoria accusatoria
Trascrizione del Prof. Alfonso Falco

CAPO Il


Che la confinazione pretesa dalla Università di Bernalda resti riprovata dalle antiche scritture, e dalla relazione del Magnifico Tavolario, senza esservi la menoma prova di possesso.
La pretesa linea, additata dalla Università, cominciando dal primo termine lapideo signato in pianta lit. A., e caminando in pace con noi sino all' inforcatura del vallone di S.Angelo dell' Avena segnato lit. B., per lo braccio destro di detto vallone, col tratto de' passi 295. si giunge sino al capo del medesimo verso Greco, segnato in pianta colla lett. L., in cui non vi si ritrova alcun termine lapideo.
Da questo capo del vallone voltandosi la linea verso Tramontana, intersecandosi sei valloni, più strade, e carrare, col decorso de' passi 830. si giunge nel luogo in pianta segnato colla lett. M., additato per il luogo del terzo termine lapideo dalla Università di Bernalda. In questo luogo vi s' incontra una strada, chiamata dalla Università la Carrara dell' Arena, seu viocciola arenosa: Il luogo designato per terzo termine sta distante dal Vallone in Pianta segnato litt. 0. per passi 70., dall' Università chiamato il vallone di Camarda, e da 'PP. Benedettini il vallone di S. Giovanni. Dirimpetto a detto luogo segnato colla let. M. per la distanza di passi 200 dentro la difesa dell' Avenella vi sono alcune olive parte bruggiate, e p'arte esistenti, segnate in pianta colla let.Q.
Da detto luogo segnato colla lettera M. Fol. 168r. voltandosi a man sinistra verso Ponente, intersecandosi quattro valloncelli, ed una strada, col tratto de' passi 580., si giunge al 4. termine lapideo non controvertito, segnato in pianta colla lettera E. nel luogo detto il fronte della pietra, come più largamente nella descrizzione della linea dell' Università si attesta dal Magnifico Tavolario fol. 39. a terg. ad 43. proc. relat.
Questa sognata confinazione è affatto contraria allo stromento dell' anno 1520. A tenore di detto stromento dal primo termine lapideo si deve caminare per il corso di S. Angelo dell' Avena al capo del medesimo verso Borea, ed al termine lapideo ivi sistente. Tutte queste circostanze mancano. Il braccio destro non merita il nome di vallone di S. Angelo dell' Avena, giacchè non confina colla difesa di tal nome: Il principio di tal braccio non può chiamarsi il capo del vallone, giacchè questo braccio è molto piccolo, cioè della lunghezza di passi 295, in paragone dell' altro braccio di passi i 100. Dal primo termine segnato litt. A. a questo capo segnato lit. L. non si camina verso Borea. In questo capo finalmente non vi è il segno lapideo di confinazione fol. 99. at. pr rel. E quel ch' è di più non vi è stato neppure un testimonio, che I' avesse deposto de auditu, o per tradizione de' suoi antenati: e pure sappiam di certo, che nell' anno 1648. un tal termine era esistente: Dal 1649. fino al 1736., tempo dell' informazione. non era scorso un secolo: Essendo sortita la reintegrazione nel 1648. coll' intervento di un Regio Uditore, per esecuzione di un dispaccio del Vicerè, probabilmente erasi incusso alle parti tal timore, che per qualche tempo dovevano riverire, non che amovere il termine: E se una I' avesse tolto, l'altra subito sarebbe ricorsa. Sicchè per necessità, se ivi fosse stato il termine, vi dovrebbe essere persona, che lo sapesse di veduta, e fuor d'ogni dubbio vi dovrebbero essere i figli di que' Padri, che di veduta sapendolo, ad esso loro tramandata ne avessero la memoria.
Qui la Università pretende, che non sia necessario di caminare al capo del vallone Verso Borea, appoggiandosi su de' riferiti decreti delle reintegrazioni dell'anno 1570., e 1648. e su d'una fede intercaetera d' un' altra transazione sortita parimente nell' anno 1520. tra la Università di Montescaglioso, e quella di Bernalda. In questa transazione a similitudine di detti decreti sì trascrive la medesima confinazione senza la parola versus Boream fol. 44. proc. curr. Ma già di sopra abbiamo dimostrato, che le parti non possono chiamare in dubbio, che la confinazione camina per quel braccio del vallone, che va verso Borea. Il silenzio della parola Borea nella fede di questo loro stromento del 1520. tra diverse parti non può certamente recar pregiudicio ad un pubblico stromento rogato tra le parti litiganti, il quale a quell'altro non è contrario, ma solamente con maggior chiarezza spiega una medesima confinazione. In tanto a riguardo di questo luogo, additato dalla Università per secondo termine, segnato in pianta lettera L., non si verifica niuna delle circostanze trascritte in detto stromento dell'anno 1520. Non vi è il vallone di S. Angelo dell' Avena, manca il capo del mede simo, il di lui corso non termina verso Borea, non vi si osservano vi è notizia del segno lapideo.
La mancanza delle circostanze di questo secondo termine dovrebbe bastare a chiudere la bocca alla Università di caminare più avanti nella sognata sua linea, poichè ritrovandosi già fuor di strada, quanto più camina avanti, tanto più per necessità si allontana dalla vera. Ma non vogliam mancare di notarle tutti i suoi difetti. Da detto capo del vallone segnato lit. L. tira la linea al luogo segnato lit. M. Ma nel camino la linea interseca sei valloni, e più strade: Lo stromento de'valloni, e delle strade fa un alto silenzio: Ed. possibile, che questa sia la vera? Dalla lettera L. fino alla lettera M. il tratto è di passi 830.Nella pianta 168v. si vede, che dopo la confinazione del vallone, termine naturale, tutti gli altri termini artificiali, che sossieguono sono fra di loro distanti in circa 240.passi, come dall' ocular' ispezione della pianta: Come è possibile adunque, che in una linea di 830.passi, nell' intersecazione di sei valloni, di più strade, e per luoghi inaccessibili, e frattuosi li contraenti fossero stati così avari, che non avessero voluto porre termini lapidei in maggior numero ? Bisogna confessare, che tale linea sia idea di chi si sogna, non già di chi veglia.
Le circostanze del terzo termine lapideo descritto nel detto stromento del 1520. sono queste: Signum lapideum positum in fronte cujusdam valloncelli, qui descendit juxta Carraram della Rena ad Vallonem Camardae, in frontespitio Reverendi Archipresbyteri Terrae Bernaldac, in territorio dicto Avenellae, de quibus reddit praedicto Monasterio. Dalla relazione del Magnifico Tavolario apparisce, che oltre della mancanza del segno lapideo, e di non essersi liquidato il nome della Carrara della Rena, il vallone, additato dalla Univer sità, signato in pianta littera O., sia distante per passi 70. fol. 41. proc. relat. : e questo vallone con tanta distanza connette colle parole in fronte cujusdam valloncelli ? A tenore dello stromento dovrebbero essere un valloncello, ed il vallone grande; e pure qui è un solo vallone. Il vallone grande dee chiamarsi della Camarda. Questo vallone, perchè fuori del territorio della Camarda, e perchè vicino alla Cappella di S. Gio:, in realtà, come sopra dissimo, si chiama col nome di tal Santo: ed altrove è il vallone della Camarda.
Questa linea intersecando già tal vallone, come dalla pianta si vede, conveniva farne memoria nello stromento, giacchè del medesimo se ne faceva parola nella piantazione del termine lapideo: e pure di sè. fatta intersecazione osservasi nello stromento un sommo, ed alto silenzio. Le olive sono passi 200. distanti da detto termine segnato litt. M. e sono site dentro la difesa fol. 41. a terg. proc. relat., & in planta litt. q.;ma le parole dell'istromento in frontespitio olivarum, ex quibus reddit Mt>nasterio debbono additare un luogo nel territorio del casale dell' Avenella, ma fuor del distretto della difesa dell' Avenella, e pochi passi vicino alla medesima difesa, non già un territorio dentro le viscere della difesa posseduta da' Padri, il quale non poteva essere reddizio a lui medesimo, ne detur actio & passio in eodem subjecto: Sicchè in questo luogo non vi è notizia del segno lapideo, non si liquida il nome della Carrara della Rena, non v' è il valloncello, manca il vallone Camarda, ed affatto non si ritrova I' oliveto dell' Arciprete, che fosse stato reddizio al Monistero.
Da questo luogo segnato litt. M., rivoltandosi la linea con passi 580, si giunge al quarto termino incontrovertito segnato in pianta litt. E. Questo quarto termine da noi non si controverte, ma si stima falso il camino. Si rivolta la linea, e di questa rivolta non se ne fa nello stromento memoria. S' intersecano quattro valloncelli, ed una strada, e di questi nello stromento si vede un' alto silenzio. Vi si giunge con passi 580. senza urali confini, quando in altri luoghi i termini sono posti fra di loro in minor spazio di territorio. Dissimo ben' adunque, che avendo la Università sbagliato nel principio la strada, quanto più caminava, tanto più dalla vera si allontanava.
Il nostro Contradittore conoscendo il torto manifesto, che tiene la sua confinazione, qualora si ponesse occhio solamente alla confinazione, stabilita per la terminazione della difesa nel detto stromento dell' anno 1520.; ricorre a riflettere altre scritture, e convenzioni più antiche, o più moderne del 1520., passate tra altri contraenti.
Tralasciando di fare parola dello stromento del 1520. della transazzione passata fra la Università di Montescaglioso, e quella di Bernalda, come di quello, di cui altrove ce n'abbiamo 169r. fatto carrico; conviene sapere, che da detta Università si è prodotta ulìa fede inter caetera dello stromento di concordia passata nell' anno 1515. tra la Università di Bernalda, e quella di Montescaglioso fol. 42. ad 43. proc. curr. In questo stromento si descrivono li confini della Terra di Bernalda anticamente Camarda. Ma da questa descrizione non potrà il Contradittore ricavare alcun profitto, per essere nella maggior parte ignoti i confini, che additansi, come sono il fronte della Sterpina, il lago delle Cerze, la Motta d' Alizzi, ed il fronte della Lama. In oltre si chiama per confine il corso del vallone di Camarda, e da questo corso si va all' Inghiantatore: ed il contradittore per involvere il vero, e per formare idee nell'aria, crede, che il vallone della Camarda sia quello situato in pianta colla littera O., quandocche di sopra colla medesima scrittura con chiarezza si è veduto, che il vallone della Camarda sia quello, che è situato in pianta vicino alla littera N. e per il suo corso si giunge vicino all' Inghiantatore, situato in pianta litt. k. E finalmente questo stromento fu nell'an no 1515. tra diverse parti, e dopo detto anno, e propriamente nel 1520 sortì tra il Monastero, e la Università di Bernalda la detta transazzione dello stabilimento di particolari confini della detta difesa, canonizata con due decreti diffinitivi di reintegrazione, eseguiti coll' intervento di un Giudice di Vicaria, e di un Regio Uditore nel 1570., e 1648. Ben potevano il Regal Monistero, e la medesima Università di Bemalda con un contratto posteriore derogare ad un contratto antecedente. A che dunque ricorrere a scritture così antiche, passate tra altre parti ?
Dopo fatto I' accesso con tanto dispendio si viddero dopo un' anno presentate due altre scritture. Una si è la fede inter caetera dell' inventario dell' anno 1489. Per ordine di Federico d'Aragona, allora utile padrone della Città di Montescaglioso fol.103, proc. curr. In questo inventario si veggono i confini della Terra di Bernalda coll' antico Casale dell' Avenella, che si spiegano con queste parole: Incipiendo a vallone Sancti Angeli dell' Avena & vadit ad alium vallonem sursum versus Septentrionem, usque ad alium vallonem versus Sterpinam, & juxta locum nominatum la difesa dell'Avenella, & inde usque ad viam,quae dicitur de Pisticio, & exit ad Terram Vetranam.
Questa confinazione si verifica con quella additata dal Monistero, cioè dal primo termine segnato in Pianta litt. A., e caminandosi per il corso sinistro verso Borea, ed indi dal capo del medesimo all' altro Vallone della Camarda, il quale conduce giusto alla strada di Pisticcio, che porta a S. Maria dell' Avetrana, appunto vicino il termine chiamato Inghiantatore, segnato in Pianta lit. K., siccome in nome del Monistero più diffusamente si spiega dal Tavolario fol. 81.à.t. proc. relat. E quando questa spiega, che a nostro credere è chiara, non piacesse al Contradittore, ripetiamo, che I' Inventario essendo sortito nel 1489., ben mutar si poteva lo stato delle cose collo stroi-nento dell' anno 1520., e colle giudicature mandate in esecuzione nel 1570., e 1648.
E finalmente si è presentata una fede inter caetera dell'apprezzo della Terra di Bernalda, seguito nell'anno 1684 fol.105. proc. curr, in cui si descrivono i confini di detta Terra in questa maniera: Ed a rispetto delli confini di detta Terra si estende la sua giurisdizione dalla parte di Levante con li territori di Montescaglioso, seu difese del Monistero di S. Angelo di Montescaglioso, distante miglia due, e proprio nel luogo, dove si dice il terzo di S. Biase,ch'è dalla parte di S. Angelo, e confina con nostra Signora dell' Amendolara: da Ponente confina con li territori di Pomarico, distante detta Terra miglia tre, inclusaci la difesa del Gaudello: da mezzo giorno confina con il fiume detto Basento. In questa scrittura il Contradittore riflette quelle parole: E confina con Nostra Signora dell'Amendolara; Fol. 169v. deducendone, che la Terra di Bernalda confina sino a S. Maria dell' Amendolara. Se fosse questo vero, I' argomento probaret nimis, perche assai più di quel che pretende presentemente la Università, si estenderebbe il suo Territorio, e I' intiero Vallone di S. Angelo dell' Avena, una con ambedue i bracci destro e sinistro, dal principio sino alla fine rimarrebbe nel territorio di Bernalda, cosa mai pretesa dalla medesima Università. In oltre si legga bene la detta fede dell'apprezzo, perche nostra Signora dell'Amendolara è chiamata per confine del terzo di S. Biase, non già per confine del territorio di Bernalda: Ed ecco, che dalle scritture passate tra altri contraenti, prima e dopo dell'anno 1520. non si deduce alcuna conseguenza favorevole alla Università di Bernalda, e rimane pur troppo ingiusta la di lei pretesa confinazione, come contraria alla descrizione fatta in detto stromento di transazione dell' anno 1520.
Ma quello che v' è di più notabile, si è, che la detta pretesa confinazione non rimane nemeno comprovata dal possesso, e da' testimoni esaminati e prodotti dalla Università. Il nostro Contradittore nell' appuramento de i fatti fe trascrivere le deposizioni de' diecesette suoi testimoni num. 327. & seq. in appuram. Di questi non bisogna dare orecchio a Cornelio Antodaro, ed a Vito Giuseppe Nusco, perchè questi nulla deposero sù della controversia del possesso, e della confinazione, ut in appuramento num.344,& 345. Di sette altri testimoni, come sono Francesco Antonio Bardaro, Pietro Giacomo Statile, Annibale de Nittis, D. Domenico Vena, D. Donato Forcelli, D. Giuseppe d' Alesandro e D. Vito d' Amico, perche sono Cittadini di Bernalda, onde sono interessati nel pascolo del preteso demanio,non conviene aversene conto: Franchis dec.101.n. 3. ubi Luc. Revert. decis. 177., & ibi Marin. Due altri, cioè Erasmo Toritto, e Cesare Muraglia,(come sopra notassimo) deposero a nostro favore fol. 42, & 26. at. proc. summ. informata & in appuram. n. 94. & num. 101. Due altri cioè Francesco Bolletticro, e Paolo Omero fol. 31., &32. a t. super I. diet. proc. attestarono, che non sapevano li confini ut dict. fol. 31.; E questo avveniva, perchè noi non sapevamo li confini, nè mai ci furoni disignati da persona alcuna, & dict. fol. 32. a t. ; ivi ; Non saprei dire precisamente li confini di detto dominio, per non fare errore.Tolti questi testimoni ve ne restano solamente quattro, de' quali bisogna togliere anche Domenico Missanelli, sì perche depone de auditu, sì perche discorre del possesso del demanio chiuso senza individuizare li confini in appuram. n. 336.
Delli tre, che vi restano, Francesco Parisi solamente depone del termine sito nel luogo d. il Vuccolo appur. n. 333., ed intende del quarto segno lapideo segnato in pianta litt. E. : e questo termine da noi non si controverte: Donato Perrepato fol. 27. at. e Domenico la Rocca fol. 29. sup. I. dict. proc. sum. inform. depongono alcuni pochi atti possessivi nel luogo detto il Lago di Ciommo perduto, senza deporre la confinazione. In tempo dell' accesso non fu liquidato un tal Lago di Ciommo perduto, quale fosse. Che pare ? Vè la menoma prova di possesso per la Università di Bernalda? Li suoi testimoni in buona parte sono Cittadini; alcuni sono a lei contrarj: altri spiegano non sapere li confini: altri deposero in genere del possesso, e de' luoghi non controvertiti; ed altri finalmente del possesso di Ciommo perduto luogo a noi ignoto: Se la passione non c' inganna, certamente non vè la minima pruova de' testimoni intorno al possesso, e confinazione.
Dalle cose dette con chiarezza si vede,che la confinazione addi tata dalla Università è contraria a quella descritta nello stromento dell'anno 1520.,e non è provata colla deposizione de' suoi Testimonj. Fol. 17Or.
Ma a conoscere con maggior evidenza I' ingiustizia della med. Università, non vi sarà meglior partito, che porre in confronto la linea del Monistero con quella dell' Università. Quella del Monistero rimane provata coll' esistenza del I., 2. e 4.termine lapideo, e col possesso provato, giusta i medesimi termini coll' esame di molti testimoni. Alla detta linea del Monistero è mancante il terzo termine lapideo, ma il difetto è scusabile, perchè questo fu posto di materia non dura, e poi si verificano le circostanze del. luogo, in cui anticamente fu riposto il terzo termine. All' incontro la linea della Università mancante del secondo, e terzo termine, nè ha la menoma prova della antica di loro esistenza, nè dimostra le circostanze richieste nel detto stromento per identificare i luoghi, in cui anticamente i detti termini furono riposti: alla mancanza de' termini lapidei si aggiunge I' inverisimilitudine della linea curva, e triangolare coll' intersecazione di tanti valloni, e strada, taciuti nello stromento: E finalmente non ha la menoma prova de' Testimonj del possesso giusta la di lei linea. Certamente comparisce di miglior preggio la linea additata dal Monistero, canonizata dall' esistenza de' termini, dalle circostanze richieste nello stromento, e dal possesso: Cose che tutte mancano alla linea additata dal]' Università: Sicche è troppo giusto, che il Sacro Con~ siglio in vista di un chiaro titolo, e di un provato possesso dia al Monistero la manutenzione nel possesso della difesa, giusta la linea additata in tempo dell' accesso del Ma nifico Tavolario, e propriamente secondo i termini segnati in pianta litt. A. C. D, & E, o alla peggio giusta la linea additata in tempo dell' accesso del Reg. Consigl. Scassa, cioè giusta li termini segnati in pianta litt. A. C., & E. Ma questo non basta: dovrà anche il S. C. spiegando la provista riservata nel decreto dell' Illustre Marchese Danza, del Sacro Consiglio fol. 50.,& 52. a t. proc. curr., costringere la Università a rifarci tutte le spese, e danni sofferti dal Monistero, ed ordinare il castigo di tutti coloro, che risultano inquisiti dall' informazione criminale.

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